La lotta contro il peccato e contro i vizi e le cattive inclinazioni è il banco di prova per la fede.
È con le battaglie contro l’inferno e la resistenza alle tentazioni che diamo prova a Dio del nostro amore.
San Giovanni Maria Vianney
Non solo cercare di correggere sé stessi costituisce prova di amore verso Dio, per non dispiacergli; è al contempo (e inseparatamente) prova di fede:
infatti è umanamente impossibile vincere certe tentazioni, ma è proprio con la fede che si ottiene vittoria, perché è Dio stesso ad aiutare chi chiede umilmente e con fiducia il suo aiuto.
Se, dunque, Dio promette di intervenire personalmente per far sì che i devoti avanzino nel cammino di perfezione – “porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” Ez 36,27 – non si deve temere il fallimento, né scoraggiarsi per la propria debolezza.
Perché lottare contro il peccato?
Il peccato ha un effetto devastante sull’anima, rendendola oppressa e infelice.
La modernità ha voluto cancellare l’idea di peccato, proclamandosi assolutamente libera da ogni regola o restrizione, in virtù di una sfrenata ricerca di libertà e piacere.
Di più, gli stessi cristiani, assopiti dagli assordanti rumori del mondo, hanno cessato di pensare al peccato, giustificandolo in ogni modo, applicando falsamente e con ipocrisia il “non giudicare”, guardando esclusivamente alla bontà e alla misericordia di Dio, senza considerarne la divina giustizia.
Le idee diffusesi negli ultimi decenni sono frutto di una grande menzogna, e cioè la convinzione che il peccato sia un concetto superato, usato anticamente solo per tormentare e controllare le persone, costrette a sudditanza per volere dei potenti.
In realtà è tutto l’opposto: la legge di Dio, legge che impone di convertirsi e abbandonare il peccato, è la sola che renda veramente liberi. Questo perché:
- molti tipi di peccato portano a schiavitù, rendendo la persona dipendente dai bisogni materiali (es. avarizia, che rende incapaci di godere delle cose);
- i vizi hanno spesso conseguenze anche sulla salute e, in generale, sul proprio benessere (es. dipendenza da fumo, alcool, sostanze stupefacenti, che portano a non poter più disporre liberamente di sé stessi);
- altri tipi di peccato portano inevitabilmente all’infecilità e all’insoddisfazione (es. invidia e superbia, che portano al costante confronto con gli altri sino ad augurare il male e a provare rabbia che toglie la serenità);
- il peccato ha quasi sempre ricadute negative anche su chi ci sta intorno, provocando ulteriore sofferenza (es. lussuria che porta al tradimento, ira che ferisce, eccessivo attaccamento ai beni materiali che porta alla disonestà).(1)
Perfezionare sé stessi, dunque, non è solo il naturale desiderio di chi aspira ad avvicinarsi a Dio, ma è anche sensato da un punto di vista logico, essendo l’unico modo per vivere veramente felici e provare pace nel proprio cuore.
Così dunque trovano conferma le parole di Gesù:
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Gv 14,27
Non come la dà il mondo: il mondo offre solo piaceri passeggeri, generando bisogni e desideri sempre più difficili da soddisfare.
Vi do la mia pace: è la pace vera, la pace dei liberi Figli di Dio che in ogni momento e in ogni situazione sanno di essere accompagnati dall’aiuto celeste.
Come vincere il peccato?
Umanamente è impossibile vincere il peccato, perché esso scaturisce ora dai bisogni, talvolta irrefrenabili, della carne, ora dai pensieri, che difficilmente si riescono a controllare.
Per vincere il peccato occorre necessariamente l’aiuto di Dio, in quanto, dal punto di vista spirituale, da soli non possiamo fare nulla (cfr. Gv 15, 5).
Per avere un’idea chiara di come abbia luogo questa lotta, basti guardare a ciò che ha fatto proprio Gesù: nel Vangelo leggiamo che Gesù si reca nel deserto per 40 giorni, pregando e digiunando. Viene quindi tentato per tre volte dal diavolo, ma Gesù, citando la Parola di Dio, resiste, vince le tentazioni e viene ristorato dagli angeli.
- Preghiera e digiuno: la preghiera è il mezzo attraverso il quale si entra in contatto con Dio, così come il digiuno fortifica lo spirito;
- Parola di Dio: la Bibbia aiuta a conoscere Dio e la sua Legge. Sarebbe impossibile, infatti, seguire i comandamenti, se nemmeno ci si prende la briga di leggerli! Anche se le Scritture, specialmente le più antiche, sono spesso difficili da interpretare, i padri del deserto insegnano che leggerle ha uno straordinario effetto benefico, anche se si pensa di non capirle. Il Santo Curato d’Ars, ad esempio, pur avendo una pessima conoscenza del latino, leggeva i salmi in quella lingua e ne provava enorme gaudio, tanto da dichiarare di non poterne fare a meno;
Nell’affrontare una tentazione o nel proporsi di vincere un’inclinazione negativa, occorre:
- chiedere l’aiuto di Dio attraverso la preghiera umile, consapevoli della pochezza dei propri mezzi (2);
- fare frequentemente l’esame di coscienza, grazie al quale si assume maggiore consapevolezza (3);
- rivolgersi all’intercessione di Maria che, essendo Madre, stende il suo manto protettivo sui peccatori e intercede per loro presso Dio (5);
- leggere ogni giorno, anche solo per pochi minuti, qualche passo della Scrittura. Anche San Giovanni Paolo II consigliava di leggere più spesso i salmi;
- fuggire le occasioni di peccato, ossia evitare di mettersi in situazioni critiche. È vero che l’aiuto di Dio non manca mai, ma è altrettanto vero che si vince tramite la propria volontà di farlo, e questa può venir meno nel momento in cui i sensi iniziano a prendere il sopravvento.
Ti preoccupi perché Cristo sia stato tentato, e non consideri che egli ha vinto? In lui fosti tu ad essere tentato, in lui riporti vittoria. Riconoscilo!
Sant’Agostino
Quando si cade
Le difficoltà sia all’inizio che lungo il percorso sono tante. Possono capitare periodi di successi, seguiti da clamorose ricadute che rischiano di scoraggiare.
Quando ciò avviene, si tenga presente che:
- Umiltà: è la principale virtù da coltivare, poiché Dio si allontana dai superbi. L’umiltà, ricordandoci sempre il nostro stato di fragilità umana, deve far sì che, quando si commette peccato, si sia subito pronti a chiedere perdono. Struggersi nel rimorso è solo dannoso, mentre è molto più utile rimboccarsi le maniche e cercare di porre rimedio;
- Prova: Dio mette alla prova, e a volte le tentazioni sono proprio da Dio permesse per rafforzare lo spirito. Anche le cadute, quindi, possono essere frutto della volontà di Dio, che vuole mantenerci umili. Troppe vittorie potrebbero infatti rendere troppo sicuri di sé stessi (6).
Se qualche volta cadete, non dovete così affliggervi da lasciare d’andare innanzi. Da quella caduta il Signore saprà cavare del bene.
Santa Teresa d’Avila
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Note:
(1) Scoprire e mantenere la purezza, https://percorsodifede.wordpress.com/progresso/purezza/
(2) L’importanza della preghiera, https://percorsodifede.wordpress.com/inizio/non-smettere-di-pregare/
(4) Esame di coscienza, https://percorsodifede.wordpress.com/inizio/esame-coscienza/
(5) Devozione a Maria, https://percorsodifede.wordpress.com/inizio/devozione-maria/
(6) Quando Dio mette alla prova, https://percorsodifede.wordpress.com/2018/05/05/il-signore-mi-ha-provato-duramente/
11 pensieri su “Lotta al peccato”